2020
- Double Vision, a cura di A. Redaelli, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese
2017
- Entità differenti, a cura di R. Milani, Palazzo San Severino Spazio B - Casa d’arte San Lorenzo, Vigevano (PV)
2015
- Ancora Possibile, a cura di A. Agazzani, RezArte Contemporanea, Reggio Emilia
2014
- Il futuro imminente, a cura di Beluardo, Spazio La Skapigliatura, Trino (VC)
2013
- Oltre il tangibile, a cura di R. Milani, Palazzo delle Cultura - Galleria San Lorenzo, Valenza (AL)
2012
- Le città irreali, a cura di A. Agazzani, Spazio Arte, Reggio Emilia
2011
- Ghiaccio Nove, a cura di I. Bergantini e Gianluca Marziani, Ca Zenobio Venezia
- Ghiaccio Nove, a cura di I. Bergantini e Gianluca Marziani, Romberg Arte Contemporanea, Latina
- Big cities and mental health WPA International Congress, Casa dell’Energia e Romberg Arte contemporanea, Milano
2010
- Significative assenze, Spazio Espositivo 41zero30, Bomporto (MO)
- Urban - Code, Lacontemporanea Studio - Artgallery e Galleria San Lorenzo, Torino
2009
- Capitolouno architetture, Lacontemporanea - Studio - Artgallery e Galleria San Lorenzo, Torino
2008
- Visioni metropolitane, Galleria Artearte, Legnago Verona
- Galleria Cactus - Arte, Bologna
2007
- Il tempo verticale, Galleria Perl’a e Galleria San Lorenzo, Venezia
- Civiltà, Galleria Factoryfineart, Modena
2006
- Utopia, a cura di L. Meneghelli, Galleria San Lorenzo, Milano
2004
- Ricordi in seppia, Galleria San Bartolomeo, Salsomaggiore Terme (PR)
2000
- La pellicola dell’esistenza, a cura di G. Pre, Libreria dell’angolo, Milano
- Università Bocconi, a cura della Galleria Ponte Rosso, Milano
MOSTRE COLLETTIVE RECENTI / SELECTED GROUP EXHIBITIONS
2020
- #Stayhome, Punto sull’arte online exclusive Varese
2019
- 15x15/20x20, Collezione Punto sul Arte Varese
- Leonardo 50.0, a cura di Filippo Lotti testi critici di Ivan Quaroni Collaborazione della Galleria
San Lorenzo, Chiesa Santa Crocie Vinci (FI)
- The Others, Galleria Marelia Bergamo
- Pittura in grande, Galleria Ponte Rosso Milano
- Senza titolo (#203) Romberg Arte Contemporanea a cura di Italo Bergantini e GianLuca Marziani Latina
- Playlist, Zaion Gallery a cura di Zaira Beretta Biella
2018
- Il vuoto e le forme 6, Un ragazzo gentile, a cura di Anna Caterina Bellati Chiavenna (SO)
- Kamart-Venticontemporanei, a cura di Virginia Glorioso Cereggio Reggio Emilia
2016
- Inart-nel segno del contemporaneo, a cura di Lia Bedogni, Elisabetta Margini, Riccardo Varini Villa Genesio San Polo d’Enza Reggio Emilia
- 10° Anniversaey CHG, a cura di Jan Corey Helford e Caro Buermann Los Angeles (USA)
- Below the surface, Corey Helford Gallery, a cura di Caro Buermann Los Angeles (USA)
- Between worlds, Cory Helford Gallery, a cura di Caro Buermann Los Angeles (USA)
2015
- Monferrato oltre il confine, a cura di Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella Palazzo Monferrado
Alessandria
- The art of food valley, a cura di Chiara Canali Galleria RezArte Contemporanea Reggio Emilia
2014
- Tecniche miste, a cura di Lia Bedogni Galleria RezArte Contemporanea Reggio Emilia
- Paesaggi nel magazzino, a cura di Italo Bergantini e GianLuca Marziani Romber Arte Contemporanea Latina
- L’arte è legale, Avvocati e Commrcialisti Associati Milano coll. Galleria Marelia Milano
- Sanguine, Coates & Scarry e Elisabeth Weinstock Los Angeles (USA)
2013
- Into the wild, RJD Gallery New York (USA)
- RezArte estate, a cura di Lia Bedogni Galleria RezArte Contemporanea Reggio Emilia
- Trailblazers, Above Second Gallery e Coates & Scerry Hong Kong
2012
- Pop up show, Cube Gallery e Coates & Scarry Bristol (UK)
- The Italian job, a cura di Patricia Acal Galeria Patricia Acal Madrid (Spagna)
- Unnatural-Natural history, Coates & Scarry Royal West of England Academy Bristol (UK)
- Pulsart, a cura di Anna Pezzin Lanificio Conte Schio Vicenza
- Gli elefanti non sanno saltare, a cura di Carolina Lio Galleria Delle Battaglie Brescia
2011
- 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia a cura di Vittorio Scarbi Torino
- 54° Biennale di Venezia Padiglione Piemonte a cura di Sabrina Raffaghello e Vittorio Sgarbi Palazzo Monferrato Alessandria
- Waste, a cura di Paolo Lesino, Giacomo Maria Prati, Cristina Cattaneo Palazzo Guidobono Tortona Alessandria
- Il mito del vero:situation a cura di Paolo Lesino e Giacomo Maria Prati Tortona Alessandria
- El sueno de una noche de verano, Galleria Mada Primavesi Madrid Spagna
- Linea continua, a cura di Giuseppe Bonbacci e Arturo Schwarz, Francesco Lucifera Canicatti Bagni Siracusa
- This is a journey, Studio Rodle Partner a cura di Roberto Milani Milano
- Un evento speciale, a cura di Paola Silvia Ubiali Banca Mediolanum Bergamo
2010
- Il cielo sopra, a cura di Italo Bergantini e GianLuca Marziani Romberg Arte Contemporanea Latina
- Museo Archeologico Agronocerino a cura di Boris Brollo Nocera Inferiore Salerno
- Triologia del colore: rosso, a cura di Roberto Milani Galleria San Lorenzo Milano
- Piccole geografie del quotidiano, a cura di Giuseppe Bombacci Canicatti Bagni Siracusa
- Polaroid people event, Galleria Container Sassuolo Modena
- Una mano per AIL, Christie’s Milano
- 13” Collettiva di tredici pittori, 6° Senso Art Gallery Roma
2009
- Il muro vent’anni dopo, a cura di Filippo Lotti Lari Pisa
- Biennale della Magna Grecia a cura di Boris Brollo e Pier Franco Bruni San Demedrio Corone Cosenza
- Omaggio alla città di Este, a cura di Lisa Celeghin Pescheria Vecchia Este Padova
- Lentissimamente fino allo zero, a cura di Anna Caterina Bellati Gallery Mya Luygo Lugano Svizzera
2008
- Il vuoto e le forme, a cura di Anna Caterina Bellati Palazzo Pretorio-Ex Convento dei Cappuccini Chiavenna Sondrio
- Architetture Sensibili, a cura di Linda Giusti Castello di Rivara Torino
- Segni di viaggio nel disegno contemporaneo a cura di Mimmo Di Marzio Galleria Endemica e Galleria San Lorenzo Roma
2007
- Segni di viaggio nel disegno contemporaneo a cura di Mimmo Di Marzio Galleria San Lorenzo Milano
- Collettiva Modena contemporanea, Galleria Factoryfineart Modena
- Nuovi Pittori della Realtà, a cura di Maurizio Sciaccaluga Pac Padiglione d’Arte Contemporanea Milano
- Nuovi Realismi, premio Michetti a cura di Maurizio Sciaccaluga Francavilla al mare Chieti
- 52° Biennale di Venezia Eventi Collaterali, Camera 312 a cura di Ruggero Maggi Venezia
- Metropolis, a cura di Chiara Canali Galleria Arte e Arte Villa Poma Mantova
2003
- Oltre la visione Galleria Centodiciannove Vicenza
- Clandestino, Galleria Piziarte Teramo
- Conarte Galleria Naos Art Serramazzoni Modena
- Collettiva a cura di Ruggero Maggi Palazzina Liberty Milano
2000
- Collettiva Galleria Ponte Rosso Milano
di Alessandra Radaelli
"Mi sono domandata più volte perché le tele di Carlo Cane mi comunichino – e non solo a me – una sorta di pace primordiale. E questo accadeva ben prima che di quella pace io sentissi gli odori e le temperature nella sua campagna. Perché non provo nessun tipo di timore davanti a quel tetto che evidentemente si è spezzato, a quella natura palustre che si apre davanti all’edificio in una macchia liquida e sembra pronta a ingoiarlo, di fronte a quelle finestre dietro le quali – potrei giurarci – si vedono passare delle ombre fugaci? Perché non mi sconvolge l’idea che quella casa bianca, così bella, stia ora aprendosi sulle proprie fondamenta come una ballerina in spaccata, mentre il suo tetto esplode, spalancato dalla forza dell’albero che, da dentro, lo ha sfondato? E perché non mi turba il fatto che da quelle finestre sgorghi acqua come da una cascata? Né tantomeno mi comunica alcun tipo di ansia quell’edificio oramai quasi interamente posseduto dal fuoco, che esplode dalle finestre in forma di dense nuvole nere e che si intravede ancora acceso e lampeggiante dietro ai vetri? Perché i dipinti di Carlo Cane attengono agli spazi del sogno. Non è la paura, l’emozione che l’artista mira a suscitare in noi, ma piuttosto un senso di delizioso smarrimento. Una sorta di vertigine che disinneschi le nostre certezze per costringerci a guardare con altri occhi: quelli dell’anima e della sensibilità".
Le isole dei sogni di Alberto Agazzani (Reggio Emilia 14 gennaio 2014)
Se si esclude quello urbano, divenuto di gran (e spesso abusata) moda negli ultimi decenni, il tema del paesaggio è tra quelli meno frequentati ed affrontati nella pittura contemporanea.
Come genere pittorico originale e indipendente, il Paesaggio, al pari della Natura Morta, acquista una propria dignità, ed inizia ad essere considerato tale, solo nel XVI secolo nelle Fiandre e nella Germania riformate.
Perché partire da così lontano nel tempo e nella geografia per entrare nelle invenzioni pittoriche del padano Carlo Cane? Perché è proprio nel Paesaggio, cioè in quell'invenzione remota, che la nostra (e di Cane) Pittura Fantastica ha manifestato con maggiore potenza la sua forza creativa ed espressiva; una corrente espressiva, quella Fantastica, che proprio nelle valli e sulle rive del Grande Fiume Po, da Torino a Ferrara passando in questo caso per la Valenza di Cane, trova ideali e fatali culle. A ritroso nella geografia, ma non nel tempo, è a Ferrara e nella sua pittura che nel tardo Quattrocento si assistono, e non casualmente, ad invenzioni visive in tutto e per tutto progenitrici delle isole volanti, sognate e sognanti di Cane, in quel metafisico Ercole Dé Roberti che a Schifanoia, e non solo, “inventa” paesaggi impossibili e financo città sospese fra le nuvole (vedi l'incantata ed inattesa “Madonna e Santi” oggi a Brera). Immagini ed invenzioni figlie della cultura del tempo, profondamente infarcita di senso del meraviglioso e surreale avanti lettera; una cultura dell'impossibile debitrice ai viaggi sulla luna, ai mondi ed agli oggetti sospesi nel nulla dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, padre di ogni fantasticheria letteraria e dipinta. Poi Torino, città magica per antonomasia, culla, nella modernità, di metafisiche (spesso sulfuree) altrettanto potenti, e nelle cui nebbie e tra afe assordanti, fra architetture concretamente utopiche (vedi la monumentale Mole Antonelliana) il giovane de Chirico pone le basi della propria Metafisica, progenitrice a sua volta di quel Surrealismo francese assorto a quasi “religione” nei primi decenni del secolo scorso. Effettivamente cosa sono le depresse valli del Po, ossia la Padania, avvolte da nebbie infinite se non un “non luogo” nel quale tutto fluttua e arde e si trasfigura (memorabile in tal senso la scena magistralmente e poeticamente raccontata da Fellini nel suo “Amarcord”, quando vecchio nonno – pure lui padano - che, uscito di casa fra la nebbia, si ritrova proiettato, appunto, in un “non luogo” che identifica panicamente con la morte)?
Ecco, dunque, proprio a quelle immagini, e soprattutto a quella fantastica utopia visiva, ricollego da sempre le invenzioni di Carlo Cane, come si vede non sulla mera base di un altrettanto impossibile, evocato ed evocativo sentimento.
Carlo Cane proviene dal mondo della gioielleria, come è fatalmente comprensibile per chi come lui ha vissuto e vive in quella terra. Quell'esperienza ne ha evidentemente coltivato e accresciuto l'amore per l'armonia, la bellezza ed il dettaglio, elementi altrettanto evidenti in una pittura calibratissima, controllata sia pure nel saggio uso dell'apparente casualità delle colature e delle macchie, ordinate e ravvivate ed anzi vivificate, in passato più ancora che oggi, dall'ordine quasi matematico di architetture altrimenti possibili e razionali, sospese, appunto, su spazi aerei totalmente impossibili, e che oggi si arricchiscono sorprendentemente di colori tanto vivaci quanto seducenti.
E qui, in questi azzardi spaziali d'immemore origine, si realizza la magia altrimenti impossibile di una vertigine panica che non esito a definire romantica: tra l'orrido ed il sublime si pone quel senso di spaesamento, di mistero, di vertigine appunto, che i romantici dell'Ottocento conoscevano bene ed inseguivano.
Il Paesaggio come genere pittorico, si è detto, nasce lontano nel tempo, ma è verso la metà del Settecento che la natura diventa di moda nei collezionisti, borghesi e nobili, del tempo, proprio, e non è casuale, nel momento in cui nascono quelle che oggi chiameremo “architetture industriali” e la natura inizia a perdere la sua integralità e “naturalità” e nasce la parola “ambiente”. Con l'affermarsi della seconda rivoluzione industriale nel secolo successivo, fatalmente la pittura di paesaggio riacquista una nuova centralità (si pensi solo a Barbizon ed agli impressionisti) e le tematiche ambientali s'impongono con crescente urgenza. In entrambi i casi pare che si affidi proprio all'artificio della pittura il compito di rievocare una natura “naturale”, in un qualche modo tentando di risarcirla, la natura, dalle distruzioni dell'industrializzazione. E' l'esperienza, vertiginosa, della “rammemorazione” di una natura incontaminata che non esiste più, e che Jean Jacques Rousseau così bene riconosceva ai “segni” della natura di un erbario ideale: da una particella si può rievocare il tutto.
Allo stesso modo la natura ha costituito una presenza di costante crescita ed importanza nella pittura di Carlo Cane: il progressivo recupero di paesaggi ideali, che non esistono più e non esisteranno più. O che, addirittura, non abbiamo mai visto perché non sono mai esistiti. Fino al completo balzo nel surrealismo più metafisico, in immagini di pura fantasia e di totale invenzione, nelle quali il paesaggio si anima di essenze faunistiche, presenze animali ideali e funzionali ad una dimensione ormai totalmente visionaria.
Si tratta dell'eterno e ciclico ritorno dell'uomo all'istintività dei suoi desideri e delle sue visioni ideali, contrapposte alla ratio della cultura; quelle stesse visioni, impossibili nella realtà, che accompagnano tutta la storia dell'arte dalle caverne ad oggi, fuori ed oltre da ogni possibilità. Se per i nostri antichi antenati il mistero della natura veniva evocato con immagini gigantesche al limite del mostruoso, nel nostro contemporaneo Carlo Cane quello stesso mistero, affascinante e seducente, si rende visibile nell'insondabile bellezza ed armonia delle sue creature.
Non esite una logica in ciò, ma tutto è funzionale alla vertigine estatica che scaturisce dalla contemplazione di una natura che non ha più nulla di reale, ma è l'espressione di un desiderio, di un bisogno di armonia e bellezza, di sé stessi (senza questo sentimento sarebbe stata possibile, guarda caso, una natura come quella evocata sul grande schermo, quando Cane aveva già iniziato la sua ascesa visionaria, da James Cameron nei Monti Alleluia o nella flora di Pandora in “Avatar”?).
E qui, davanti a queste immagini inedite e frutto di una ricerca espressiva condotta con evidente serenità, si manifestano tutti i limiti della parola, ad un certo punto incapace di spingersi oltre nel tentare di raccontare immagini destinate all'occhio prima ancora che al cerebro. E qui, forzatamente, la voce del critico deve fermarsi.
Ma non prima, però, di evidenziare come la ricerca espressiva e poetica di Cane si ponga, tanto serenamente quanto coraggiosamente, in un solco pittorico eccentrico e pressoché solitario nel nostro tempo. La nostra contemporaneità artistica, non potendola raggiungere, non ama la Bellezza, quasi che la contemplazione, l'abbandono all'estasi e la conseguente astrazione da essa provocata non fossero accettabili o addirittura possibili in una realtà dominata, come la natura stessa, dall'orrore, dall'ansia, dalla paura e dalla devastazione. Cane, in piena terza rivoluzione industriale con i conseguenti, drammatici problemi ambientali, ci offre una nuova ed inedita possibilità di “rammemorazione”. L'erbario sentimentale di Rousseau è qui sostituito da immagini impossibili di un mondo possibile solo nella dimensione del desiderio. Ed è questa una possibilità tutta ed esclusiva della pittura; una pittura che qui ed oggi si riappropria con forza della propria, originaria funzione estatica, magica, misteriosa: quella di far sognare, di accompagnarci e di lenire l'altrettanto eterno e diversamente tale malessere provocato dalla realtà. Cos'é, dunque, il Paesaggio se non una proiezione: "A volte è meglio vivere nei sogni che spegnersi lentamente nella realtà".
GHIACCIO NOVE di Gianluca Marziani
Ma la cosa che più richiama il mondo di Vonnegut è il senso di imperscrutabile passaggio tra stati liquidi e solidi, forza ed evanescenza, linearità e curvatura.
Le opere vivono in un limbo sospeso, coscenti del presente architettonico nonchè dell'ingombro spaziale, delle incoerenze ambientali, dell'impatto critico sul contesto. Cemento armato, vetro e leghe metalliche iniziano a sciogliersi, perdono consistenza volumetrica. Le fondamenta rivelano la propria coscenza liquida, diventano laghi d'inchiostro profondo, dilagando lungo i flussi gravitazionali dello spazio. Architetture del presente globale che somatizzano lo stato febbrile della patologia planetaria.
Il paesaggio contemporaneo svela il suo "ghiaccio nove", ovvero la sua ambiguità morale, il punto interrogativo sul domani, la versione non finita del presente. Un mondo dove l'uomo decide il proprio destino attraverso scelte drastiche, talvolta estreme, comunque pericolose. Scelte che edificano luoghi per riversarsi sul futuro collettivo sulla possibilità stessa del futuro.
Scelte che ci riportano al capolavoro di Vonnegut attraverso le visioni pittoriche di un artista come Carlo Cane.