Salvatore Alessi nasce a San Cataldo in Sicilia nel 1977. Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte, si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Palermo specializzandosi in Scenografia e successivamente comincia a lavorare come scenografo presso il Teatro Politeama di Palermo, ed il Teatro Massimo di Catania. Nello stesso tempo continua a coltivare la sua passione per la pittura e per il cinema e inizia a lavorare come assistente dei progetti di alcuni film.
Nel 2006 si dedica alla pittura professionale, con esposizioni permanenti alla galleria del "Polittico" di Roma e la Galleria d'arte contemporanea "Libra" di Catania e con quest'ultima ha partecipato a due mostre collettive curate dalla nota critica d'arte e curatrice del Padiglione Italia della Biennale di Venezia Beatrice Buscaroli. Agli inizi del 2009 è finalista nel "Premio Arte ", nel 2010 è tra i finalisti del "Premio Lissone".
Nello stesso anno gira, come regista, il suo primo film, dal titolo "Un uomo nuovo", co-prodotto da Soluzioni e Zerocento con la collaborazione della Regione Siciliana – Servizio 7/TUR e Film Commission Regione Siciliana del Dipartimento Beni Culturali, Ambientali ed Educazione Permanente.
Ha mostrato le sue opere in numerose esposizioni nazionali e internazionali come: "Il mito del vero" al Palazzo Durini a Milano, "La leggerezza nello sport e nell'arte" a Casa Italia CONI dei Mondiali di Atletica a Berlino. " I quattro elementi" a Catania e "Venti anni" a Roma.
Ha partecipato alla 54° edizione della Biennale di Venezia.
Per la Galleria " Il Polittico" di Roma partecipa alle mostre calendario 2012/2013. Nel 2013 partecipa alla mostra dedicata a San Francesco d'Assisi, dal titolo " San Francesco e i luoghi del suo cammino", avvenuta ad Assisi presso la Galleria "Le Logge", la stessa esposizione è stata allestita ad Orvieto e a Napoli.
Nel 2013 presenta una mostra personale al Museo Diocesano di Piazza Armerina dal titolo “Lo sguardo e l’attesa”. Partecipa al festival d'arte contemporanea "Locus Animae" che ogni anno si svolge nella città di Jesolo.
Nel 2014 presso il prestigioso Palazzo Incontro di Roma e presso la Galleria Studio MOCA di Roma, partecipa alla mostra dal titolo " Dark Green-Bright Green" incentrata sul tema ambientale e soprattutto sulla bellezza di un rapporto equilibrato tra uomo, ambiente e natura. Con la Galleria Forni di Bologna partecipa ad "Art Factory", consolidata fiera d'arte contemporanea nel panorama nazionale ed internazionale che ogni anno ha luogo presso il Centro Fieristico "Le Ciminiere" di Catania. Successivamente prende parte alla mostra dal titolo "Dal Salso all'Aretusa: fertilità visive" che si terrà presso il Palazzo Moncada di Caltanissetta. Partecipa alla manifestazione d'arte figurativa "1946- 2016 100 anni di Pugilato Italiano" organizzata dal Coni e dalla Federazione Pugilistica italiana presso Palagio di Parte Guelfa a Firenze con previste tappe nelle più importanti città italiane, per approdare infine alle Olimpiadi di Rio De Janeiro nel 2016. Nel settembre 2014 realizza una mostra personale dal titolo “The Walk” presso lo Spazio Espositivo di Francesco Siracusa ad Agrigento. Con la Galleria Internazionale "NeoArtGallery", che ha sede a Roma e Istanbul, partecipa alla storica mostra "Immagina, Arte in Fiera" di Reggio Emilia, dedicata all'arte contemporanea e moderna. A Novembre 2014 con la Galleria Forni di Bologna espone presso la Fiera dell'arte contemporanea a Strasburgo.
Nell'aprile 2015 partecipa ad una mostra collettiva presso la "1462 contemporary Art Gallery" di Izmir, in Turchia. Poco dopo presenzierà ad un'altra mostra collettiva organizzata presso la nuova "Catania Art gallery" a Catania. Nell'agosto 2015 partecipa alla mostra "Resistenza e Contemporaneità" mostra d'arte contemporanea per il settantesimo della Liberazione allestita a Reggio Emilia dal progetto ARS Art Resistance Shoah. A settembre 2015 una nuova collaborazione con la Galleria Studio A Modern Art Gallery di Catania. A Novembre 2015 partecipa alla venticinquesima edizione della fiera dell'arte "Artist 2015", importante fiera internazionale ad Istanbul in collaborazione con la Neo Art Gallery.
Dal 2016 ha inizio l'importante collaborazione con la galleria americana RJD Gallery sita negli Hamptons (New York) con cui partecipa all' Art Hamptons Fair. Finalista al Premio Combat Prize 2016. All'Accademia di Romania a Roma partecipa all'evento Spazi Aperti 2016. Partecipa alla mostra dal titolo: "Migrazioni:contaminazione culturale tra i popoli" presso il Palazzo dell'Arsenale a Iseo. Partecipa ad una mostra bi-personale dal titolo “Altri Sud” presso la Mag Gallery di Como.
A Marzo 2017 prenderà parte ad una mostra intitolata “Trumpomania” che si terrà a Manhattan NYC, sempre a Marzo parteciperà alla mostra “Grand Opening- Urban Revival” in occasione dell’inaugurazione della nuova galleria americana RJD Gallery negli Hamptons, a Bridgehampton NY. Farà una mostra personale a Parigi nel mese di maggio presso la “Teodora Gallery” intitolata “Sablier”.
ESPOSIZIONI PITTORICHE
2020
- Esposizione Permanente - “Presenze contemporanee” - PAM, Parete Arte Museum - Palazzo Ducale della Città di Parete, Caserta
- Esposizione - Galleria Punto sull’Arte - Varese
2019
- Esposizione - Fondazione Maimeri - Curatore: Angelo Crespi - Fiera Grand’Art - Milano
- Esposizione - Fondazione Maimeri - Curatore: Angelo Crespi - Museo Marino Marini - Firenze
2018
- Esposizione - Curatore: Antonietta Campilongo - Macro - Roma
- Esposizione “Secrets of the Twisted and Entwined” - RJD Gallery - Bridgehampton - New York
2017
- Esposizione “Sablier” - Teodora Galerie - Young International Art Fire - Parigi
- Esposizione “Grand Opening” - RJD Gallery - Bridgehampton - New York
- Esposizione - Teodora Galerie - Young International Art Fire - Parigi
- Esposizione “Trump mania” - RJD Gallery - Salomon Art Gallery - New York
2016
- Esposizione “Art Hamptons Fire” - RJD Gallery - New York
- Esposizione “Altri sud” - MAG Gallery - Como
- Esposizione “Visual short circuit” - RJD Gallery - New York
- Esposizione “Migrazioni: contaminazione culturale tra i popoli” - Fondazione L’Arsenale di Iseo - Brescia
- Esposizione “Open Space” - Accademia di Romania - Curatore: Sabrina Pecorella - Roma
2015
- Esposizione “Resistance and the contemporary” - Org. Art Resistance Shoah - Reggio Emilia
- Esposizione - Studio Art Gallery - Catania
- Esposizione - Neo Art Gallery - Istanbul
2014
- Esposizione “ST-ART Fiera internazionale d’Arte” - Galleria Forni - Strasburgo
- Esposizione “Immagine Arte in Fiera” - Neo Art Gallery - Reggio Emilia
- Esposizione “Dal Salso all’Aretusa: fertilità visive” - Beni Culturali - Caltanissetta
- Esposizione “Art Factory” - Galleria Forni - Catania
- Esposizione “The walk” - Spazio espositivo Francesco Sicuracusa - Agrigento
- Esposizione “Dark Green-Bright Green” - Studio Moca - Curatore: Massimo Caggiano - Palazzo Incontro - Roma
- Esposizione “1946-2016, 100 anni di Pugilato Italiano” - CONI - Firenze
2013
- Esposizione “San Francesco e i luoghi del suo cammino” - Galleria Le Logge - Assisi-Orvieto-Napoli
- Esposizione - Curatore: Nicolò D’Alessandro - Museo diocesano, Piazza Armerina
- Calendario 2013 Il Polittico - Galleria Il Polittico - Roma
- Esposizione “Locus Animae” - Curatore: Stefano Momentè - Jesolo IT
2012
- Esposizione “Nadsat, rituali e linguaggi della giovinezza” Gallerie Civiche di Palazzo Ducale -
Curatori: Paolo Donini e Luiza Samanda Turrini - Pavullo nel Frignano - Modena
- Esposizione “L’arte della solidarietà Æmilia” - ARTque, Chiostri di San Domenico - Reggio Emilia
- Calendario 2012 Il Polittico - Galleria Il Polittico - Roma
- Esposizione “In calda Sicilia 2” - Galleria Libra Arte Contemporanea - Catania
2011
- Esposizione - 54°Edizione Biennale di Venezia - Palazzo delle esposizioni “Sala Nervi” - Torino
- Esposizione “I nostri Venti Anni” - Galleria Il Polittico - Roma
- Esposizione “Elementi” - Galleria Libra Arte Contemporanea - Catania
2010
- Esposizione (Finalista) “Premio Lissone” - Museo d’arte contemporanea - Lissone
2009
- Esposizione “Luci d’interno e luci d’esterno” - Galleria Il Polittico - Roma
- Esposizione “La leggerezza nello sport e nell’arte” - Casa Italia Coni - Mondiali di Atletica - Berlino
- Esposizione “Cento in giro. cento artisti per il centenario del giro d’italia” - Milano
- Esposizione (Finalista) "Premio Arte”- Milano
- Calendario 2009 Il Polittico - Galleria Il Polittico - Roma
2008
- Esposizione “Nuova Emotività” - Galleria Il Polittico - Roma
- Esposizione “Per Amore, La raccolta Caggiano” - Palazzo Incontro - Roma.
2007
- Esposizione “Straordinaria follia” - Galleria Pizi Arte - Teramo
- Esposizione - Galleria Il Polittico - Roma
TEATRO
2005
- Scenografie - “Pierino e il lupo” - Teatro Massimo Bellini - Catania
2004
- Scenografie - “La Bohéme (Teatro di Tokio)” - Mekane - Roma
- Scenografie - “Viva la mamma ( Teatro dell’Opera di Montecarlo)” - Mekane - Roma
CINEMA
2011
- Regista “Un uomo nuovo” - Soluzioni - Film Commission Sicilia
2004
- Assistente alla Scenografia - “Miracolo a Palermo” - Sorpasso Film - Roma
Di Arnaldo Romani Brizzi
- Un mistero umorale si annida nei volti dei protagonisti dei dipinti di Salvatore Alessi. Le loro espressioni sono punti interrogativi consapevoli di rimanere tali – di volto in volto, di personaggio in personaggio, si sviluppa un mondo che chiedendo risposte già sa di non poterne ottenere. Nel dipinto intitolato Arrivo arrivo una passeggiata in bicicletta si trasforma in una gara tra amici-concorrenti, sorta di metafora dell’andamento delle attuali esistenze in perenne ostilità, anche quando non del tutto intenzionale. Il volto in primo piano, colto da una luce di natura cinematografica (un esaltato effetto neon), sembra guardare a noi come a un approdo di speranza, un possibile traguardo di cui egli, però, non si fida completamente, preda del sentimento del sospetto.
- Potrei definire il racconto pittorico di Salvatore Alessi un reportage sulle pessimistiche incertezze del tempo presente – un tempo coniugato in errore perenne, territorio degli strafalcioni, dunque non più capace di stabilire l’equilibrio delle coscienze. Non che nella storia umana siano mancati tutti gli inciampi delle insicurezze: guerre, epidemie, persecuzioni e quant’altro e anche quanto di peggio. Pure, forti capisaldi rimanevano ad attenuare il disorientamento – l’attualità invasiva, al contrario, unica cultura imperante, del disorientamento fa il suo punto di forza.
- In tal senso, può apparire una contraddizione il titolo Risveglio quantico dato a un dipinto dalle cadenze misteriose e inquietanti: in una sala con numerose, grandi finestre panoramiche, che sembra un po’ ispirata alle sale horror dell’albergo montano di Shining, il film di Stanley Kubrick, si muovono staticamente quattro persone, due uomini e due donne. Le donne, però, sono la stessa donna, raffigurata due volte (e, come vedremo, il tema del doppio è spesso affrontato da Alessi: nella sua opera in generale, e in questa sua mostra in particolare): una volta appare vigile e con sguardo diretto, un’altra appare trasognata e con lo sguardo perso nel vuoto. Stesso effetto differenziato per i due uomini, che però sono diversi: il ragazzo in primo piano è vigilissimo, con un sospetto di spavento negli occhi; l’altro uomo, dietro di lui, ha uno sguardo prossimo a spegnersi, come per un corto circuito emotivo. Nell’ambiguità di una possibile interpretazione, non si comprende sino in fondo se le persone lì convenute stiano davvero risvegliandosi e non spegnendosi. Del resto, e però, nel linguaggio delle avventure care all’attuale gioventù il risveglio quantico viene riferito a un cambio della dimensione delle cose e degli esseri umani. In ogni caso un evento evolutivo – e in un periodo colmo di contraddizioni, dove ogni cosa può essere confusa con il suo contrario, le definizioni sono impervie, se non impossibili.
- L’approccio all’immagine di Salvatore Alessi è colmo di riferimenti alla sua passione per il mestiere del cinema – più volte ho già rilevato, in altri testi e in altre conversazioni, la stretta parentela dei suoi dipinti con il cinema degli autori italiani più recenti e di maggior spicco: Garrone, Sorrentino tra tutti; ma anche Virzì. 111, titolo che appare un numero composto da tre indicazioni di unità – non centoundici, ma uno, uno, uno –, presenta appunto tre unità umane, solo apparentemente comunicanti tra di esse perché capitate, quasi all’insaputa l’una dell’altra, nella stessa inquadratura. Le loro azioni, infatti, sono scollegate – ed esse stesse appaiono scollegate dalle loro azioni: un uomo in giacca e cravatta per occasione professionistica dà bella prova di sé agli anelli da gara ginnica; ed è una raffigurazione attualizzata della crocefissione, altra indicazione metaforica della sorte umana. La donna che fuma e l’altro uomo con la giacca gettata sulle spalle con finta nonchalance, ai piedi dell’uomo «crocefisso», compongono una rappresentazione che rinvia alla tradizione pittorica del tema – ma lo fanno con l’indifferenza che è il connotato dei rapporti contemporanei, senza una vera adesione e partecipazione emotiva. Sono personaggi non più ossessionati dalla ricerca d’autore, poiché suppongono di essere autori di se stessi – attivi in ambiti connotati da una temperie di rivalità che li separa contrapponendoli, e vivi nell’illusione e nella presunzione di avere tutta la vita davanti, proprio come da titolo di Virzì. E così assume un aspetto sinistro la spaccatura del terreno – quasi una cicatrice – raccontando molto di più di quanto ci riferiscano i volti dei tre. Su questi terreni si muovono, ormai, le sorti umane – possiamo e dobbiamo solo prenderne atto. E difatti, in un quadro sequel dell’appena descritto 111, intitolato L’uomo del banco dei pegni (come il malinconico film del 1965 di Sidney Lumet, con un intenso Rod Steiger protagonista), lo stesso personaggio che trovavamo agli anelli, e direi nello stesso abito, ora «quantifica» le proprie evoluzioni di vita: seduto a una squallida scrivania d’ufficio, con postura e gesto arrogante, ai limiti della minaccia che il suo cipiglio perfeziona, non è certo un medium evocatore di anime morte – evoca, al contrario, la ricattatoria richiesta pecuniaria di chi pretende il proprio tornaconto, usuraio o uomo del pizzo che possa essere. E lì, sotto i suoi piedi, sul pavimento, la stessa frattura, la stessa cicatrice della terra analizzata in 111, è presente e si estende.
- Dicevo che dobbiamo prendere atto dello stato delle cose. Salvatore Alessi ne prende atto, sviluppando, opera dopo opera, una vera consapevolezza di tutti i rischi in corso – il suo è un percorso conoscitivo che fornisce a noi osservatori specchi possibili per evitare di continuare a crearci illusioni che, a questo punto, sarebbero solo illusioni perdute. Il suo racconto è, dunque, consegnato a quella vena pessimistica che, tra fine Ottocento e primi Novecento, ha reso grande molta letteratura – la letteratura siciliana prima di tutto. Che Salvatore Alessi sia siciliano, di San Cataldo, ce lo dicono, naturalmente, le sue note biografiche – ma non sono necessarie per comprenderlo. Ognuno dei suoi personaggi, protagonisti o comprimari, ci suggeriscono il Pirandello dell’Uno, nessuno e centomila – quell’inganno in merito alla propria identità, cui in realtà tutti cadiamo, che se ben visualizzato diviene, appunto, storia di una consapevolezza in via di formazione. La storia di Vitangelo Moscarda nasceva davanti a uno specchio – i dipinti di Salvatore Alessi, oltre a proporci sovente dichiarate visioni speculari (ce ne sono qui due prove), giocano allo specchio con noi che li stiamo guardando. In fondo, il disagio e il disorientamento di questi «attori» può essere il nostro disagio, il nostro disorientamento – in tal modo rileviamo l’azione concettuale del fare pittorico di Alessi.
- I due dipinti con specchio, cui prima accennavo, Dietro di te e L’istante successivo, entrambi del 2009, sono momenti bloccati dentro un ascensore di palazzo condominiale. Ne L’istante successivo la donna si sdoppia nella propria immagine riflessa e, attraverso di essa, ci fissa con sfida, giustificando il gesto di possesso «amoroso» della mano appoggiata con risolutezza sulla spalla del compagno, mentre lui esibisce una perplessità più generale e più vasta. In Dietro di te, la riflessione è maggiormente complessa precipitando la visione verso la figura in fondo – figura che noi vediamo solo attraverso lo specchio e che è sulla soglia del proprio appartamento, in attesa di accogliere o di accomiatare i due amici-ospiti. Ma tutti e tre, chi stanno guardando? Quanto complesse sono le vie dello sguardo, quanto incerti i luoghi d’approdo del nostro guardare? Qui risiede l’indicazione di tutte le incertezze, compresa quella dell’atto visivo.
- Il procedimento pittorico di Salvatore Alessi appare imparentato con vicende fotografiche che potrebbero far catalogare la sua opera in un ambito iperrealistico – per tale motivo, egli mette in campo alcune strategie narrative tese a smentire una simile impressione. Nelle opere degli esordi, persino, lasciava visibile il tracciato della quadrettatura a matita che gli era necessaria per lo sviluppo del disegno di base, come nell’antica tradizione. Perfezionando l’andamento materico del suo fare, nella ricerca di una qualità della stesura pittorica che non si consegni solo a una furba resa parafotografica, egli ci segnala il territorio della finzione pittorica per il mezzo del gioco del doppio come espediente narrativo. In questa esposizione, Alessi ci sottopone due dipinti interpretati dallo stesso soggetto – i dipinti sono Mente locale e Quanti, entrambi del 2010. Un uomo calvo, anche lui vestito con giacca per occasione professionale, camicia dal colletto vistoso, cravatta a nodo grosso, occhiali e valigetta che fanno pensare a un avvocato o a un rappresentante di commercio, si trastulla con un cellulare nel secondo (Quanti); e si occhieggia leggere nel primo (Mente locale) – una lettura, si direbbe nervosa, di quotidiano stropicciato, La Stampa. Tutte le intrusioni del mondo esterno, ormai riscontrabili nella vita contemporanea attraverso l’onnipresente telefono cellulare, tra conversazioni e sms, parrebbero la causa dello sdoppiamento. Con la testa si sta dentro il telefonino e con il corpo ci si volta le spalle – scissi, sdoppiati, dimentichi della nostra unità. Fare Mente locale, come da titolo, è ancora possibile? Anche in questo quadro, sotto i piedi dell’uomo che legge il giornale, si apre una fessurazione del pavimento – continuiamo a essere nell’incertezza, e l’acquisizione di notizie, la cronaca o la storia che ormai si svolgono davanti ai nostri occhi, acuisce la sensazione di un terreno pronto ad aprirsi sotto i nostri piedi.
- L’auspicio di una Metamorfosi si rende a questo punto necessaria – in un racconto all’apparenza oggettivo Salvatore Alessi cela, e nemmeno troppo, il proprio pensiero critico. La differenza del suo fare, rispetto alla pittura dei suoi coetanei attualmente in corso, è che egli propone un racconto solo all’apparenza svolto «orizzontalmente», che rivela al contrario l’analisi «verticale» del disagio, del disorientamento e di tutte le peripezie necessarie per esprimere sentimenti impegnativi e ingombranti con l’asciuttezza che si addice all’oggi.
LO SPECCHIO NEGATO di Salvatore Maira
La stupefatta sospensione con la quale i personaggi effigiati guardano noi che li stiamo guardando, innesca un cortocircuito visivo che è il principio costruttivo dei dipinti di Salvatore Alessi.
Il virtuosismo tecnico che ci sorprende, nella prima fase del contatto, brucia subito ogni residuo esibizionistico per coinvolgerci in un dispositivo ottico che mira più in alto: una richiesta perentoria d’attenzione intercetta il nostro sguardo, l’energia che avvertiamo nella dinamica della composizione non vuole lusingarci, ammiccare, stupire; essa anima forme e tensioni complesse, dentro le quali ci chiede di entrare, come per una richiesta da esaudire.
È un primo sovvertimento: forme compositive, situazioni drammatiche, tecniche dello sguardo che potrebbero farci pensare alla raffinata citazione di un nostalgico valore cultuale, danno forma al contrario a personaggi e figure che non si espongono per essere contemplate, perché rifiutano la passività di un rapporto consolatorio a beneficio del consumatore colto, non vogliono gratificarci con ingenui procedimenti d’identificazione, di rispecchiamento, non ci chiedono in altre parole di essere guardati ma di rispondere ai loro sguardi.
È una pittura colta che non fa sfoggio della sua memoria, ma non dissimula tuttavia l’ambizione del progetto. Delle numerose suggestioni pittoriche e visive che è facile rintracciare nei suoi dipinti (da Pirandello a Hockney, dalla ritrattistica classica alla figurazione videogame) Salvatore ha inabissato il riferimento che più d’ogni altro lo riguarda. Non c’è da stupirsene, perché Las Meninas è un precedente concettuale prima che pittorico. Qui c’è ancora la mediazione di una situazione dichiarata, di un soggetto narrativo: i personaggi guardano fuori del quadro i reali che il pittore, accanto a loro con la tela che ci mostra la nudità del telaio, sta ritraendo. È un dipinto che produce un effetto conturbante, lo spettatore scopre di trovarsi nello stesso punto in cui dovrebbero stare, secondo la finzione del soggetto, i personaggi da dipingere.
«Chi guarda si sente ad un tempo fuori e dentro il quadro, guarda ed è guardato, è vittima di un ironico maleficio, spettatore e soggetto di un quadro che non possiamo vedere.
Il suo ruolo di fruitore, separato e protetto dalla stessa separazione, in altre parole il suo inalienabile diritto al godimento estetico, è messo in crisi».
Chi guarda si trova nelle stesse condizioni dei regnanti che devono essere effigiati, perché riflessi in un piccolo specchio sulla parete di fondo, che ne riflette l’immagine incorporandola e confondendola con i quadri lì appesi. La parete, che è anche il limite dell’immagine, omologa quadri e immagini riflesse, rappresentazione e realtà. Ma una recente interpretazione vorrebbe che quel rettangolo illuminato provvisto di cornice sullo sfondo, non sia uno specchio che riflette le figure esterne al quadro, ma un vetro dipinto di quelle stesse figure, che il marchingegno nascosto della lanterna magica proietta sulla parete opposta, nel punto in cui i personaggi, e il pittore, stanno guardando, cioè verso di noi, su di noi che guardiamo.
«È uno stato di stupore che vanifica la storia del quadro per dirci che ogni storia, ogni soggetto, è pura illusione che si frappone tra noi e il vuoto dello spazio infinito che attraversiamo.
Possiamo affermare che è il quadro della contemporaneità, perché spazza via ogni illusione di un significato oltre l’immagine, perché si presenta come soggetto da interpretare e si rivela invece meccanismo e non figura».
In The Dead Zone di Salvatore (un autoritratto), il senso di smarrimento e di precarietà, il bisogno della legittimazione continua della nostra esistenza, per esempio attraverso l’opera di un pittore, o di uno specchio, che ne testimoni la corporeità, ha raggiunto la fase finale, la dead zone appunto. Non c’è più nemmeno la consolazione della pittura.
Il pittore qui non sta dipingendo, non ci sta misurando con gli occhi prima di stendere il braccio verso la tela, ma è venuto avanti insieme agli altri personaggi, si è avvicinato a noi, ci sta guardando, ricordando che la pittura, come ogni illusione rappresentativa, che pretende di sottrarci al tempo e proiettare nel tempo infinito la nostra memoria, ha smesso di funzionare, la nostra prerogativa di spettatori di quel rito figurale è scomparsa insieme alla sua tela.
Lui e i suoi personaggi sono venuti avanti fino al limite di quel rettangolo, dei confini materiali del quadro, si sono disposti in una composizione che conserva ancora la memoria della pittura, ma lo specchio e le sue riflessioni sono scomparse, sia dentro che fuori del dipinto nessuno è più soggetto o oggetto di rappresentazione, lui e i suoi personaggi hanno bisogno dei nostri occhi, vale a dire del tempo dello sguardo.
In questo consiste il dispositivo ottico di cui parlavo prima, della durata, dell’introduzione della dimensione del tempo, un perentorio richiamo a non cercare oltre l’immagine, ma nell’immagine, che costringe noi fruitori liquidi, orfani di simulacri e di figure compiute, ad una promessa d’identità, che può prendere forma, se riusciamo a dare corpo ad un procedimento che la pittura, questa pittura ci suggerisce. Esso consiste nel rovesciamento dell’esperienza digitale: quando ci sediamo davanti ad un televisore cediamo energia, con i personaggi di Alessi scambiamo energia.