Stefano Fioresi nasce a Modena il 28 luglio 1965. Studia presso l’Istituto Statale d’Arte Venturi di Modena e consegue, nel 1983, il diploma di Maestro d’Arte con specializzazione per la comunicazione pubblicitaria. La sensibilità artistica, le non comuni doti tecniche unitamente ad una grande versatilità espressiva ed esecutiva, gli aprono la possibilità di compiere differenziate esperienze a livello artistico e professionale, anche a carattere internazionale. Del 1984 è la decorazione di alc... [Continua a leggere]
Stefano Fioresi nasce a Modena il 28 luglio 1965. Studia presso l’Istituto Statale d’Arte Venturi di Modena e consegue, nel 1983, il diploma di Maestro d’Arte con specializzazione per la comunicazione pubblicitaria. La sensibilità artistica, le non comuni doti tecniche unitamente ad una grande versatilità espressiva ed esecutiva, gli aprono la possibilità di compiere differenziate esperienze a livello artistico e professionale, anche a carattere internazionale. Del 1984 è la decorazione di alcune parti del Palais de la Culture di Algeri. Successivamente opera nel settore della decorazione artistica su vetro per grandi ambienti, esperienza questa che gli fornirà la preparazione tecnica utile ad affrontare commissioni di prestigio. Di qualche anno posteriore è infatti la realizzazione dei pannelli su vetro per la sede dell’Automobile Club Italia di Modena con scene tratte da grandi competizioni automobilistiche.
Dal 1989 si dedica con successo all’attività di operatore pubblicitario. Parallelamente è attivo nel settore della grafica artistica. Temi favoriti sono sempre quelli legati alla passione automobilistica. Tra le commissioni di particolare rilevanza in questo periodo, risulta la realizzazione di una serie di pannelli per la sede Ferrari di Maranello riproducenti la visione complessiva degli stabilimenti della casa del Cavallino (1990). Dalla fine degli anni Novanta la svolta creativa si dirige verso una ricerca artistica nuova nelle tecniche e nelle tematiche. Forte della propria esperienza nel settore pubblicitario, passando attraverso una particolare ed innovativa rilettura di elementi della Pop Art degli anni Settanta e Ottanta, l’autore ha potuto sviluppare un percorso il quale, rileggendo elementi sintattici e visivi della comunicazione di massa, attiva un approccio creativo verso la raffigurazione artistica nella direzione di una “Nuova Pop Art Italiana”.
2019
MY INTERIOR
- Rathaus, Stoccarda - Germany curated by dell’Istituto Italiano di Cultura e Galleria Bech critical texts by Chiara Canali
2018
SCRAPS OF LIFE - PEZZI DI VITA
- Castel San Zeno - Sala Austriaca, Montagnana - Italy curated by Andrea Malaman
2016
FACE TO FACE
- Galleria San Ludovico, Parma - Italy curated by Chiara Canali
2013
POP & THE CITY
- Galleria Studio C41, Paris - France curated by Elisa Bertacchini-Benzaquen
LA VIA DELL’ORO
- Centro Comunale di Cultura, Valenza (AL) - Italy curated by Roberto MIlani
CITY ADDICT
- Galleria CerrutiArte, Genova - Italy curated by Edgardo Cerruti
2012
e-VISITING MOMA
- Galleria MOdenArte, Modena - Italy curated by Maurizio Vanni
2009
PROSPETTIVE CONTEMPORANEE
- l’Arte dell’Architettura e l’Architettura dell’Arte Galleria La Contemporanea, Torino - Italy curated by Roberto Milani
2008
NIGHT ‘N’ NUIT
- Galleria San Lorenzo, Milano - Italy curated by Chiara Canali
2006
Personale nell’ambito della mostra GRANDI MAESTRI DEL ‘900
- “dalla Metafisica alla Transavanguardia”, Salone Pietro da Cemmo, Museo di Crema, Crema - Italy curated by Giulio Gallo
2006
MUSEUM
- Chiesa di Sant’Onofrio “il Fuligno”, Firenze - Italy curated by Patrizia Barlettani, critical texts by Anna Caterina Bellati
2003
NYC - NEW YORK CITY
- Galleria Factory, Modena - Italy curated by Maurizio Sciaccaluga
2003
LARA’S FRIENDS
- Young Museum, Palazzo Ducale di Revere (MN) - Italy curated by Maurizio Sciaccaluga
1993
LE ROSSE A LA MANS
- Galleria Museo FERRARI, Maranello (MO) - Italy
PRINCIPALI MOSTRE A QUATTRO MANI
2012
BACK ON STAGE - bi-personale
- (with the artist - Fabio Govoni) Galleria Sottopasso della Stua, Padova - Italia curated by Linda Giusti
2011
GENOVA SENZA PAROLE
- memoria d’immagini a quattro mani - mostra e work in progress del pubblico (with the artist - Nicolò Paoli) Palazzo Ducale - spazio Sala Dogana - Genova - Italy curated by Viana Conti
2009
CONNECTIONS
- evento collaterale del “FESTIVAL FILOSOFIA sulla comunità” (with the artist - Patrizia Giacobazzi) Galleria Container, Sassuolo (MO) - Italy curated by Chiara Canali
Il quadro nel quadro di Ciara Canali
Il tema del “quadro nel quadro” è stato utilizzato dall’artista surrealista Magritte nell’opera La Condizione Umana e poi riproposto successivamente in altri suoi dipinti. Ci troviamo all’interno di una stanza davanti a una finestra, che mostra un paesaggio. La parte centrale è coperta da una tela dipinta appoggiata a un cavalletto. L’opera analizza il confine tra realtà e rappresentazione e svela l’illusione ottica dovuta alla sovrapposizione del paesaggio sul cavalletto e di quello fuori della finestra. Rimane, però, nei suoi quadri, il mistero del confine tra pittura e materialità, sogno e realtà, tipico del surrealismo.
Il motivo del “quadro nel quadro” ricorre nel recente ciclo My Interior di Stefano Fioresi, costituito da una ventina di tele di grandi dimensioni che riproducono con esattezza gli interni di loft e camere con vista sul Ponte di Brooklyn e di Manhattan o sullo skyline dei grattacieli newyorkesi (tra cui il Chrysler Building).Tuttavia l’aspetto straniante di queste immagini non è costituito dal “quadro nel quadro”, in quanto le opere d’arte sembrano naturalmente inserite negli ambienti, bensì dal fatto che in tutte le stanze compaia in primo piano una zebra che, di primo acchito, risulta mimetizzarsi perfettamente con l’intera scena in bianco e nero. Fioresi in queste opere ha scelto di confrontarsi con una pittura completamente monocroma, che mette a fuoco i particolari degli interni senza la distrazione del colore.
La pittura in bianco e nero si rivela in opposizione al sistema cromatico di molta arte contemporanea e al tempo stesso propone interazioni reciproche con la fotografia (che letteralmente significa “disegno con la luce”) utilizzata da Fioresi come punto di partenza per la quasi totalità dei suoi soggetti. E ancora nell’arte del Novecento, la pittura monocroma è un elemento importante di riflessione sull’astrazione, mettendo in luce, di volta in volta aspetti nuovi e sorprendenti della fenomenologia del bianco e nero: da Malevic all’Op Art, per arrivare alle gocciolature di Pollock, ai dipinti di Johns che lasciano intravedere i collage di giornali, e alle sperimentazioni di molti altri autori che, come Gerhard Richter, ci mostrano aspetti inconsueti del mondo in bianco e nero.Dunque la zebra, elemento straniante e decontestualizzante nell’opera, diventa ancora una volta un pretesto di riflessione metalinguistica sul fare pittura, in una fase in cui la scelta del monocromo da parte dell’artista accentua la propensione per un codice espressivo fortemente connotato e significativo. Le rappresentazioni di Fioresi, come quelle magrittiane, evocano lo spaesamento dell’uomo di fronte alla realtà o a ciò che sembra essere la realtà, in un costante gioco ambiguo tra ciò che appare irreale, perché appartiene al mondo delle immagini, e ciò che è plausibile ma totalmente fuori posto. Del resto non c’è nulla di simbolico nelle opere di Fioresi quanto la volontà di raccontare la vita quotidiana e, al contempo, la vita delle immagini, come lo stesso Magritte afferma con semplicità: “Quando la gente cerca di trovare significati simbolici in ciò che dipingo, vuole qualcosa di sicuro cui aggrapparsi, per salvarsi dal vuoto. La gente che cerca significati simbolici è incapace di cogliere la poesia e il mistero intrinseci nell’immagine”.
My interior non sono solo le vedute degli ambienti interni visti con la lente fotografica di Fioresi, ma sono le stanze dell’interiorità dell’artista, che funzionano da filtro rispetto alla presa diretta del mondo circostante.
L’arte di Fioresi richiama al valore delle immagini che non sono puramente al servizio della realtà, ma rivendicano la loro autonomia: questa chiave di lettura si desume dalla completa assenza di esseri umani e dalla continua comparsa evocativa di una zebra. La zebra è quell’elemento che sfonda la spazialità bidimensionale della tela e invita ad andare oltre, a volgere lo sguardo alle relazioni intrinseche tra la vita reale e quella della rappresentazione iconografica, a leggere una realtà che ha dimensioni più profonde di quella che intrattiene il nostro vivere quotidiano.
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