Tina Sgrò nasce nel 1972 a Reggio Calabria, dove matura il suo percorso didattico e formativo. Le sue inclinazioni artistiche emergono fin dalla prima infanzia. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Reggio Calabria e darà così inizio ad un percorso artistico/emozionale che segnerà e formerà la sua vita di donna e artista. Consegue poi il Diploma di Pittura presso un’Accademia di Belle Arti italiana con 110/110 e lode ed inizia il suo percorso artistico con la partecipazione a prestigiosi concorsi di pittura e a numerose mostre collettive. Nel 2003 è vincitrice del bando per l’acquisizione di opere d’arte presso la Corte dei Conti di Potenza. Vince nel 2006 il Premio Arte Mondadori nella sezione Pittura.Espone in seguito le sue opere in mostre collettive e personali presso importanti gallerie italiane. Nel 2011 è vincitrice del lotto A3 - bando opere pubbliche, sede della nuova Questura e della Polizia di Stato di Grosseto. E’ stata finalista al Premio Arte Laguna 2011 e 2013. E’ finalista al Premio Arteamcup 2016, promosso da Espoarte, prestigiosa rivista attiva nel settore delle arti.Ha vinto il Premio Marchionni 2017 nella sezione Grafica. Premio assoluto. Nel 2017 è stata anche finalista al Premio Lynx, a Trieste. Nel 2020 è finalista al Premio Artelaguna per cui una sua opera verrà esposta presso le Nappe dell’Arsenale di Venezia. E’ anche finalista al Premio Marchionni 2020. Sue opere sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista internazionale AD, di cui una in copertina. Nel 2021 il Mart di Rovereto ospiterà una sua mostra personale.
Vive e lavora tra Milano e Reggio Calabria.
"Sto cercando di portare avanti una poetica dell’insignificante, cioè della proposizione differenziata dell’oggetto, di una situazione in genere, rispetto allo sguardo dello spettatore.
Il mio sguardo indaga continuamente, riuscendo ad individuare dietro l’insignificante, una grande dimensione emozionale, oltre…
L’insignificanza costruttiva è la capacità di portare il proprio personale sguardo a raggiungere obiettivi altri e nascosti, superando l’iniziale impatto immediato osservando un oggetto o comprendendo un luogo.
La consacrazione dell’oggetto di uso quotidiano è un traguardo importante e possibile. E’ significativo trovare e lodare poesia dietro la “mediocrità” dell’uso giornaliero di un mestolo o di un piatto, o all’interno di un vivere apparentemente monotono.
I miei dipinti vivono di soggetti fermi, dopo l’immediato movimento/uso. La figura, assente, ha compiuto l’azione, scomparendo repentinamente. Io racconto il dopo-azione. La successione di attimi vitali. Vedere oltre: questo è il mio scopo primario. Anche nella società."
MOSTRE COLLETTIVE E PERSONALI/ PREMI E CONCORSI
1998
– Seconda classificata premio Morlotti Imbersago (Lc)
1999
–“Premio per giovani incisori italiani” Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce –Genova
- Finalista al Premio Morlotti Imbersago
- Selezionata al Premio Biella per l’Incisione quale rappresentante dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria tra le venticinque d’Italia
- 1^ classificata Premio di Pittura “il Pendìo” – Corato (BA)
2000
– Finalista al Premio Morlotti
- Finalista al Premio “Carlo dalla Zorza”
2002
- 4^ Classificata al Premio di Pittura “La Fenice et des Artistes” in Venezia
- Finalista al Premio di Pittura “Carlo dalla Zorza” - Milano
2003
- Collettiva “Giù la maschera” presso la Galleria Magenta52 in Milano
- Collettiva “Portraits – pretesti d’indagine” presso la Galleria Magenta52 in Milano
- Vincitrice del lotto n°3 – concorso per l’acquisizione di opere d’arte per l’abbellimento della sede della Corte dei Conti di Potenza
- Personale di pittura S/Oggetti presso la Galleria Magenta52 in Milano
- Personale di pittura presso l’Arengo del Broletto di Novara
- “Bovarchè” Rassegna internazionale d’arte – Bova (R.C.) a cura di A. Pellicanò
- Premio di Pittura “La Fenice et des Artistes” in Venezia a cura di G. Pellegrini
2004
- Finalista al Premio “Carlo dalla Zorza”
- “Scandaglio” mostra retrospettiva dei vincitori del Premio Morlotti Imbersago (LC)
- Rassegna d’arte figurativa “Dikker & Thijs Fenice Hotel” ad Amsterdam a cura di G. Pellegrini
- Finalista al Premio di Pittura “Città di Laives 2004” (Bz)
- Collettiva Design & Arte presso la Galleria Magenta52 in Vimercate (MI)
- Collettiva di pittura “Il Mito della Fenice” presso l’Arsenale di Verona
- Premio di Pittura “La Fenice et des Artistes” in Venezia a cura di G. Pellegrini
- Premio Celeste – a cura di Gianluca Marziani
2005
- Finalista concorso “Pagine bianche d’autore” – tra i primi quattro con pubblicazione di un’opera su elenco telefonico regionale e testo critico a cura di Luca Beatrice
- Premio Morlotti, premio di pittura ad invito a cura di G. Pellegrini - Imbersago (Lc)
- “Approdo a Trieste” collettiva a cura di G. Pellegrini presso Novo Impero Fenice Hotel
- Premio Kiwanis di Pittura a cura di Lucio Barbera – Villa San Giovanni (R.C.)
- Artefiera di Montichiari (Bs) referente Galleria Studiovivo in Cremona –
- 3^ classificata Premio di Pittura “La Fenice et des Artistes” in Venezia a cura di G. Pellegrini
- Collettiva “Nuovo Romanticismo” presso la Galleria Studio Vivo in Cremona
2006
– Per strada e dentro casa collettiva a cura di F. Migliaccio presso la Galleria Studio Vivo di Cremona
- Per le nostre strade collettiva di pittura a cura di Emma Gravagnuolo presso Dellearti Design Hotel in Cremona
- Interni collettiva presso Galleria Studio Vivo di Cremona
- Naturarte rassegna di pittura sul paesaggio presso la sede del Castello Morando-Bolognini di S. Angelo Lodigiano (Lo)
- Premio Nomade – menzione speciale della giuria – Bologna
- Personale La Nuova Scena Urbana personale presso Centro Culturale Cascina Grande di Rozzano (MI)
- Incroci personale presso la Galleria Dieffe di Torino in collaborazione con Opiemme
- Personale di pittura presso la Galleria Il Triangoloarte di Bergamo a cura di G. Pellegrini
- Finalista Premio di Pittura Carlo dalla Zorza – Milano
- Vincitrice Premio Arte Mondadori – Targa d’oro per la pittura - esposizione presso la sede del Museo della Permanente di Milano
- Premio di Pittura “La Fenice et des Artistes” in Venezia a cura di G. Pellegrini
- Riparte 2006 – Roma a cura di Achille Bonito Oliva
2007
– Arefiera Genova – referente Galleria Orizzonti arte di Bari
- Artefiera di Vicenza – referenti Galleria Orizzonti Arte di Bari
- Expò 2007 – Bari referente Galleria Orizzonti Arte di Bari
- Area Contemporanea 2 – collettiva di pittura presso la Galleria Triangoloarte di Bergamo
- Realtà ulteriore a cura di Dino del Vecchio personale presso la Galleria Orizzontiarte di Bari
- Interni personale presso la Galleria Spazioarte di Napoli
2008
- Artefiera di Bergamo – referente Galleria Dieffe di Torino
- Artverona – referente Galleria Dieffe di Torino
- Dialoghi – collettiva presso Spazioarte Napoli
- Barocco quotidiano a cura di Rolando Bellini personale presso la Galleria Dieffe di Torino
2009
- Noir couleur - Il nuovo paesaggio della pittura italiana, a cura di Vittoria Broggini – Galleria Morotti, Daverio (Va)
- LOVE NEST collettiva a cura di Silvia Pettinicchio e Samir Chala in collaborazione con Luciano Mancini – Milano
- dEntro a cura di Viviana Cocco personale presso la Galleria Contemporanea di Roma
- 'One-foot Show'' e ''Regional Show'' presso lo SDAI - San Diego Art Institute - Museum of the Living Artist – California /
Collettiva di giovani artisti presso Cirello Gallery, San Diego – California
- But women collettiva presso Galleria Nuovospazio di Piacenza
- Vincitrice Festival della Arti di Bologna – arti figurative
- Vincitrice premio di pittura Città di Novara
- Finalista bando di concorso per opere d’arte – Provveditorato Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna – lotto n°3
2010
– Artefiera di Bergamo – referente Galleria Dieffe di Torino –
- Tracce di luce – personale di pittura presso la Galleria Grafique in Bologna – Chiaro/scuro personale di pittura presso la - Fondazione Mazzullo – Taormina (ME)
2011
– Artefiera di Bergamo
– referente Galleria Dieffe di Torino
– personale di pittura Impulsi di luce presso la galleria La saletta dell’arte di Taranto
- Finalista Premio Arte Laguna – esposizione presso le Nappe dell’Arsenale di Venezia.
- Padiglione Italia / Calabria della 54 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia presso Villa Zerbi – Reggio Calabria.
- Vincitrice lotto A3 - bando opere artistiche da ubicare nell’ambito del Centro Polifunzionale sede della nuova Questura e della Polizia di Stato di Grosseto – N°due opere pittoriche con soggetto che si ispiri all’attività istituzionale del Corpo della
- Polizia di Sato / collettiva Inside/outside presso Galleria Ellearte di Palermo
Tina Sgrò, semplicemente, come dicessi: Francesco De Sanctis o Arnold Boecklin. Non trovo titolo migliore per presentarla. Per presentarla e introdurre alle sue “stanze dipinte”. Perché, di fatto, lei è la pittura, questo suo dipingere filamentoso e lieve, d’una indicibile leggerezza e al contempo d’una carnale grevità, d’un fremito emotivo e di un sognante lirismo; al tempo stesso di realtà pungente, mescolante razionalità post-kantiana a turbamenti psicanalitici di stampo freudiano. Ne basta, a questo va aggiunto, nella giusta misura naturalmente, l’esito di sottili quanto incisive baruffe strutturaliste che piombano sulla scena, oggi affollata, della linguistica post-chomskiana; inopinati ritorni, sommessamente alimentati da un fascio di istanze che non si debbono pronunciare, alla semiosi barthesiana che fa vibrare e oscillare come fili d’erba i segni, le tracce del pennello, caricandoli di senso. Impensabili sconfinamenti oltre i confini della realtà, che paiono lì lì per accadere ad un universo mondo parallelo, solitamente occulto, su cui si sono incamminati artisti come Rodin o Matisse, sulle tracce di Paul Guauguin e Vincent Van Gogh. Vi è anche qualcosa del piglio, della passione garibaldina espressa, unitamente a un nitore critico raro, da De Sanctis quand’egli affronta la letteratura italiana e ne cava, caso per caso, cammei indimenticabili che attualizzano ogni passato storico ricaricandolo di significati e di valori attuali, sino a che la scrittura creativa, in poesia e in prosa, non diventa un’attività eroica. E uno dei grimaldelli che possono scardinare la volta celeste e l’intera nostra esistenza. Qualcosa pure di Boecklin, se è vero che la sua pittura, per dirla con Marisa Volpi, è sempre più avulsa da contesti noti e tanto più emozionante quando la composizione rivela il rapporto incalzante tra immaginazione e stesura: un’improvvisazione resa possibile da un artigianato sapientissimo di ogni tecnica, più che da una mente attenta all’esercizio compositivo. E tuttavia capace pure d’esso, ma secondo declinazione originale, o per meglio dire innovativa, che fa di un interno un microcosmo dove reale e surreale, il tempo perduto e ritrovato di proustiana memoria e quello circolare di einsteineiano cònio convivono urtandosi, maledicendosi, amandosi furiosamente.
La memoria e il sogno, il freddo registro d’ogni cosa che ne scandisce un inventario cartesiano e l’animazione emozionale, turbata e sentimentale, d’ogni spazio che all’improvviso pare prendere fiato, sembra sospirare confessando ardori e sogni indicibili che si celano come tignole entro le poltrone, che si nascondono come tarme nelle tende, che fluttuano nell’aria assieme a sbuffi di polvere e il fantasma incorporeo del desiderio, facendo sorridere l’austero dottor Sigmund Freud dal quadretto ch’è là, sul tavolo da bridge, ignaro della paralizzante sonnolenza che ha stregato la grande fotografia di Tolstoj, piazzata sopra il vecchio centrino di zia Virginia (Wolf, naturalmente). Il brusio di queste e di altre presenze pur invisibili riempie gli interni alitanti, animosi e sentimentali di Tina Sgrò, dando vita alla sua pittura lucente e umbratile, perlacea, grigia e nera (perché nasconderlo? Il primo nome che sovviene è quello di Velazquez, seguito a ruota da Monet); una pittura arrossata dai rosa: l’antico, il new-popartistico, l’osceno – rosa acceso con esplosioni di rosso, il preferito dalla bella Alexandra mentre si abbandona a sua travolgente lap dance – e il nostalgico, il rosa d’una scolorita tenda di tulle, gonfia di vento e di ricordi, che parrebbe evocare cent’anni di letteratura nordamericana consacrata al teatro e, al seguito, il cupo elegiaco Hopper; una pittura di sensazione e di virtuosismo che non si sottrae allo scontro, in vero frontale, con la cruda realtà esistenziale (sovvengo allora altri bei nomi: Rembrandt, Rubens, persino Turner: evocati alla distanza, vaghe ombre che empiono gli angoli di queste stanze pittoriche). Soprattutto affiorano reminiscenze derivanti dai francesi: dal labile fantasma di Poussin smaterializzato, svuotato dei suoi colori, ai capofila del cosiddetto “impressionismo” tradotti in monocromi abbaglianti, che contendono palmo a palmo il campo ai visionari della cricca internazionale capitanata da William Blacke o da Odilon Redon, dal Gauguin del tempo di Arles, allorquando si vadano a considerare i mutamenti cromatici suscitati, per esempio, dall’investimento inaspettato di efferati lumi trascorrenti, l’affollarsi degli effetti di controluce e la trasognante presenza di accidentali riflessi prorotti da specchi lucenti da cui sprizzano – similmente alle ineguagliabili fotografie del torinese e newyorkese Giorgio Avigdor – luci argentate e magiche. In quest’ultima osservazione capita di percepire qualcosa di più che parrebbe suggerire una trasfigurazione inaudita: le spesse e carnose figure di Lucien Freud sono qui rimpiazzate da carnosi divani, da vaste poltrone durrenmattiane. Ed ecco svelarsi altro ancora: la realtà pur tanto presente è un sogno. Le stanze dipinte sono gonfie di simboli e giochi geometrici galleggianti entro le forme abbandonate, come ricordi, in una sospensione spaziotemporale, il dilagare di uno spaziotempo menomonico e soggettivo, tutto interiore e immateriale a mano che la pennellata, la stesura cromatica si fa vieppiù presente e materiale. Animando così un paradosso che, come un fremito erotico, scuote ogni fibra, ogni segno di questa pittura, occupandone gli ammalianti “interni”, stanza dopo stanza.
E allora queste stesse stanze dipinte da Tina finiscono per ricordarmi l’azzardo scottante imbastito da Michel Foucault quand’egli tenta di smantellare una costruzione costrittiva e ambigua come quella che assedia da ogni lato termini come “sesso” e “sessualità”. Gli stessi, a ben vedere, che animano, che scaldano fino all’eccitazione questa pittura di Sgrò. E ne fanno espressione di punta, di primissima linea sulla scena artistica contemporanea.
Rolando Bellini