Andrea Greco è nato nel 1978, vive e lavora in provincia di Como. Concentrandosi sul colore, sulle materie e sugli equilibri tra esse e lo spazio, Greco stuzzica l’osservatore con riflessioni intime. Tra il 2009 e il 2010 realizza una serie di lavori che chiama Polaroid. Nel 2010 espone a Berlino, all’Accademia di Belle Arti dell’Università di Lubiana, a Roma, a Como e a Milano. Viene segnalato per merito al premio "Il segno" nel 2010 con l’opera "Polaroid of My Little World". Successivamente partecipa alla Biennale di Ferrara. Nel 2011 è tra i finalisti del premio Artgallery Milano con "La Voce della Brughiera". Nei primi mesi dell’anno, presenta la serie di opere Karma. Nel 2012 viene selezionato per Up_nea 2012 da Fabbrica Borroni. Nello stesso anno nasce la serie "Anche i Fiori Piangono". Nell’inverno del 2012 tiene la sua prima personale in una galleria d’arte, Galleria Conceptual di Milano (attuale sede). Nel 2013 viene scelto per la mostra Art from Europe tenutasi alla Sca Project Gallery di Los Angeles e patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura. Ad inizio del 2013 presenta la serie "Aggregazioni". Durante la collettiva Mode on tenutasi all’interno di Arte Fiera Reggio Emilia, Greco presenta la serie Le Muse, opere nelle quali la musica è al centro della sua attenzione. Nel 2015 una sua opera, "Ridi pagliaccio, sul tuo amor infranto", entra a far parte di Imago Mundi, collezione di Luciano Benetton. Nell’aprile del 2016 tiene un’importante mostra personale, "Sentio", presso la galleria HQ - Headquarter Mario Giusti a Milano. Nell’autunno viene selezionato e partecipa alla Biennale di Salerno ed è finalista del premio VerdiOFF a Parma. Nel 2017 inizia a lavorare ad un progetto ispirato alle riflessioni di John Cage; con Mario Giusti, suo gallerista, viene ospitato dal compositore e musicista Ludovico Einaudi durante le dieci serate di concerti al Teatro del Verme di Milano. L’incontro con il musicista rafforza ancor di più il pensiero di Greco e le idee nel 2018 sfociano nella mostra "Sarà dolce tacere", a Milano, presso la galleria HQ di Mario Giusti. La mostra ottiene un ottimo successo di pubblico e di critica.
Hanno scritto di lui Mario Giusti, Roberto Borghi, Francesca Lucioni, Martina Corbetta, Giorgio Barassi, Virgilio Patarini, Dario Pettinelli e Alessandro Celli. In Italia viene trattato da galleria HQ - Headquarter Mario Giusti (Milano), negli Emirati Arabi Uniti viene trattato da galleria Swiss Art Gate (Dubai). Collabora con art advisor internazionali.
Mostre Personali
2018
- Sarà dolce tacere, Milano, galleria Mario Giusti HQ, a cura di Francesca Lucioni
2017
- Signa, Erba (Como), Museo archeologico, a cura di Barbara Cremisino
2016
- Sentio, Milano, galleria Mario Giusti HQ-Headquarter, a cura di Roberto Borghi
2015
- Tears, Abu Dhabi, Emirates Palace, a cura di Swiss Art Gate UAE
2014
- W.A.M. Il segno del genio, Como, Spazio Pedraglio, a cura di Francesca Lucioni
2013
- Aggregazioni, Tradate (Va), galleria I Portici, a cura di Francesca Lucioni
- Le trasparenze del sensibile, Seregno (Mb), Spazio Obiettivo Brianza, a cura di Martina Corbetta
2012
- De memoriae fragmentis, Rovato (Bs), Conceptual Art gallery
- Anche i fiori piangono, Cefalù (Pa), la Galleria
2011
- Alla mia Mozzate, Mozzate (Co), chiesa del Crocifisso, a cura di Ambrogio Chiari
2010
- Le polaroid dell’anima, Cislago (Va), a cura di Francesca Lucioni
- Polaroid: istantanee d'arte, Como, Touring Cafè, a cura di Enzo Santambrogio
MOSTRE COLLETTIVE
2017
- My Spotify playlist, galleria Legart, Novara
- Chokorà, galleria Mario Giusti HQ, Milano
- Urban Space Gallery, padiglione fiera, Foggia
- Polaroid, galleria Legart, Novara
2016
- Biennale di Salerno, palazzo Fruscione, Salerno, a cura di Olga Marciano e Giuseppe Gorga
- Ce n'est q'un debùt, galleria Mario Giusti HQ-Headquarter, Milano, a cura di Mario Giusti
- The art of humanity, collezione Imago Mundi, Pratt Institute The Rubelle and Norman Schifler Gallery, New York
2015
- Map of the new art, collezione Imago Mundi, Fondazione Giorgio Cini, Venezia
- Come il cielo e la notte, Villa Scalabrino, Mozzate (Co), a cura di Ambrogio Chiari
- Dall'amore del creare ad una arte "contemporaneamente" contabilizzata, Palazzo Trabia, S. Stefano di Camastra (Me), a cura di Felicia Lo Cicero
- Praestigium Italia, collezione Imago Mundi, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
2013
- Per un risveglio culturale, Pinacoteca Tono Zancano, Capo d'Orlando (Me), a cura di Alessandro Celli
- Mode ON, Art Fair, Reggio Emilia, a cura di Martina Corbetta
- Art from Europe, Sca Project Gallery, Los Angeles, a cura di Adelinda Alleggretti
- Transizione permanente, GADAM, S. Macro d'Alunzio (Me)
- Gesti oltre, Ex Chiesa di S. Francesco da Paola, Taormina (Me), a cura di Art Promotion Taormina
2012
- System, ex chiesa di San Nicolao, Bellano (LC), a cura di Martina Corbetta
- Picks II Mario Giusti: IN-COMPLETO, Milano, galleria Mario Giusti HQ, a cura di Mario Giusti
- Mostra finalisti premio Arte Novara, Novara, Palazzo Renzo Piano
- Sogni, visioni, racconti, Taormina (Me), Ex Chiesa del Carmine, a cura di Art Promotion Taormina
- La via italiana all'informale, da Burri, Afro, Vedova alle ultime tendenze, Venezia, Palazzo Zenobio (catalogo Mondadori)
- Matter & Soul 2, Milano, Atelier Chagall
- Contemporary Artists Collective, Rovato (Bs), Conceptual Art gallery
- Street Art, Cantù (Co), Sala esposizioni Corte San Rocco, a cura di galleria Arte Colonna
- Anteprima Up_nea 2012, Bollate (Mi), Fabbrica Borroni, a cura di Annalisa Bergo
2011
- Mostra finalisti premio Jacopino da Tradate, Tradate (Va), Palazzo Frera
- Mostra finalisti premio Il segno 2011, Milano, Galleria Zamenhof
- Il segno e la materia 2, Milano, Galleria Zamenhof
- Arte come forma poetica, Ferrara, Palazzo della Racchetta
2010
- Ut poesi pictura, Ferrara, Biennale di Ferrara
- Souvenirmania, Roma, chiesa degli artisti
- 30 x 30 = 900, Roma, galleria MostrArti
- Mostra finalisti premio Il segno 2010, Milano, galleria Zamenhof
- 30 x 30 = 900, Crnomelj, galerija Laterna Crnomelj
- 30 x 30 = 900, Ljubijana, Università di Ljubijana
- 30 x 30 = 900, Berlino, Infantellina Contemporary gallery
SALA DEL PROGETTO
2015
- Serendipity, Como, Spazio Pedraglio, a cura di Francesca Lucioni
- Fine trasmissioni, Tradate (Va), galleria I portici
UDIRE IL VISIBILE
Se dovessimo pensare cosa accumuna la musica all’arte visiva, uno degli elementi risulterebbe essere la dimensione temporale. Lo scorrere del tempo, senza il quale la musica non potrebbe esistere, rimanda al fare artistico, alla sfida dell’artista di identificare il suo lavoro con la dimensione dell’esserci. Questi due ambiti, trovano nell’opera di Andrea Greco un ulteriore conferma e sviluppo, chiamando in causa anche la dimensione esistenziale.
L’artista, infatti, per questa mostra, presenta lavori inediti che fanno parte del suo ultimo ciclo pittorico dal titolo Le Muse e che traggono ispirazione dal linguaggio della musica. La cifra stilistica di Greco, che ha avuto modo di essere apprezzata sia in ambito nazionale che internazionale, si distingue per l’uso di un linguaggio fortemente intimista che indaga costantemente elementi quali: segno, gesto e materia. Attraverso di essi l’artista esplora l’universo dell’individuo dominato da stati d’animo contrastanti. Il suo è un linguaggio che parla direttamente al soggetto, muovendo le corde della sua sensibilità. Movimento e ritmo sono elementi che già comparivano nelle sue precedenti serie; ogni suo lavoro, infatti, è caratterizzato dall’alternanza di punti di condensazione dove i segni si fanno più fitti, a zone di maggior respiro e quiete; questi due momenti convivono nell’opera rafforzandosi reciprocamente e generando un continuo andirivieni, uno scambio, talvolta irrequieto e nervoso, altre volte più meditato, che detta il “ritmo” dell’opera.
In quest’ultima serie la musica trova l’occasione per diventare la fonte principale d’ispirazione, grazie alla collaborazione con il Teatro Sociale di Como. Protagoniste sono le composizioni di W. A. Mozart, ed in particolare Il Don Giovanni, opera che aprirà la stagione notte 2014/15. Le altre composizioni che dettano il fare artistico e che testimoniano la grandezza del compositore austriaco sono: Le Nozze di Figaro, Marcia Turca, Così fan tutte, Lacrimosa e Jupiter. Greco, lasciandosi ispirare dall’ascolto di queste melodie ha realizzato grandi tele o, attraverso opere di più piccole dimensioni, installazioni a parete, dove materiali pregni di memoria, quali gli spartiti musicali, stanno alla base dell’intervento pittorico. Il numero dei lavori varia a seconda degli atti delle varie composizioni musicali.
Sopra i pentagrammi, dunque, si muovono con diversi ritmi, segni che si intrecciano costituendo un linguaggio privo di un codice prestabilito. Dinnanzi ad essi non si ha mai la sensazione di immobilità, ma rispetto alla caoticità che spesso osserviamo in opere dove domina l’istinto, qui si ha una scansione del tempo, un ritmo dovuto alla successione temporale di determinate tracce. I pentagrammi, dunque, si trasformano in binari lungo i quali scorrono segni; la gestualità dell’artista deve essere contenuta entro le linee, trasformando così l’atto artistico in agire controllato.
In alcune Muse, la successione è ben definita, originando quasi una sorta di alfabeto primordiale, in altre i segni costituiscono un continuum, dove risulta impossibile scorgere i singoli elementi. Questo discorso vale anche per i colori utilizzati che talvolta appaiono distinti altre volte mischiati originando infinite sfumature, come molteplici possono essere i suoni che riecheggiano nel nostro orecchio. Per queste opere in particolare, ed in generale per tutta la produzione di Greco, risulta impossibile separare il segno dal colore, vale a dire ogni tinta detta la morfologia del segno. I colori vengono usati alla stregua di suoni, ognuno ha un compito preciso e portano con sé la capacità di evocare diversi stati d’animo.
Dominare il gesto, o forse controllare l’istinto, è questa la sfida che si è posto l’artista. Trovandomi di fronte alle Muse ho avuto una duplice sensazione, una tensione scaturita dall’osservare un segno contenuto, la volontà di dar forma a una dialettica, di voler conciliare e sintetizzare due opposti. La difficoltà per l’artista è stata quella di diminuire l’estensione del gesto, contenere in uno spazio ridotto, quello dei pentagrammi, un segno che si trova in equilibrio tra azione e riflessione. Scansione e ritmo, fluidità e virtuosismo si uniscono per dar vita a lavori del tutto anticonvenzionali che rimandano all’agire dell’artista e al tempo che scorre incessantemente sotto i nostri occhi. In queste opere anche la lettura da parte dell’osservatore è condizionata dall’andamento dei pentagrammi; i lavori, come se fossero pagine scritte, vanno letti dall’alto verso il basso, da sinistra verso destra. Non ci troviamo più di fronte a punti focali dove si condensano segni per poi diradarsi in altre zone. Questa volta, sulla superficie, non ci sono aree che catturano maggiormente la nostra attenzione, l’equilibrio la fa da protagonista. Questo approccio, ci porta ad un osservazione più lenta, le opere necessitano tempo e una graduale comprensione di ritmi e cadenze. Il nostro tempo dunque si identifica con quello dell’opera ponendola in una condizione di perenne presente, la sua dinamica esiste insieme a noi. In questo modo, la percezione si traduce in sensazione psicologica. Ancora una volta dunque, centrale è l’interesse verso l’individuo. Siamo noi al centro dei lavori di Greco, osservatori in costante ricerca di motivi da inserire nella grande composizione della vita.
Francesca Lucioni