Francesco Corbetta

Italia


Francesco Corbetta nasce a Como nel 1977. Cresciuto nell’ambiente fotografico, dopo gli studi, si dedica professionalmente al lavoro di fotografo. Nel 2000 incontra Franco Fontana, il quale, da grande maestro, lo avvia verso un percorso “creativo avventuroso”. Le opere di Francesco Corbetta non sono rappresentazioni oggettive, sono piuttosto la ricerca dell'altro versante della realtà, il lato più intenso e più intimo. Alcune sue fotografie sono conservate presso il Centro Italiano della Fotogra... [Continua a leggere]

Atelier di Francesco Corbetta


Informazioni su Francesco Corbetta


Francesco Corbetta nasce a Como nel 1977. Cresciuto nell’ambiente fotografico, dopo gli studi, si dedica professionalmente al lavoro di fotografo. Nel 2000 incontra Franco Fontana, il quale, da grande maestro, lo avvia verso un percorso “creativo avventuroso”. Le opere di Francesco Corbetta non sono rappresentazioni oggettive, sono piuttosto la ricerca dell'altro versante della realtà, il lato più intenso e più intimo. Alcune sue fotografie sono conservate presso il Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena AR , la Galleria Civica di Modena e la Pinacoteca di Como. A Como, tra le principali mostre, ha esposto in: S.Pietro in Atrio, Ex chiesa di S.Francesco, Pinacoteca, Villa Olmo. Mostre open air: Lungolago Como, Piazza Roma e Piazza Verdi.

MOSTRE PERSONALI

2020

- F.C.Ph, mostra evento per ServoArtPack, Chiasso, Swiss

2017

- Polis&Polis, Meci/Lariofiere, Como

2016

- Francesco Corbetta 2006 -2016, Banca Generali, Como

2013

- Uno spaesamento felice, Lungolago Como,con Ass. Amici di Como/Consorzio Como Turistica

- Polis&Polis, Galleria Maria Cilena, Milano. A cura di Roberto Mutti e Roberto Borghi

2011

- Francesco Corbetta, fotografie, spazio Kryptos architettura arte design, Milano

2010

- Francesco Corbetta, raccolta fotografica, 7,24 x 0,26 Gallery/Grazia Neri, Milano

2009

- Francesco Corbetta, presentazione Spazio Cinema Anteo, in collaboraz. con Wannabee, Milano

2008

- Il sogno di una città psichedelica, DiamondGallery, Morcote Lugano

2006

- Como Città Oltre Molteplici Orizzonti, S.Pietro in Atrio Como

2004

- Omaggio a Terragni, per Fondazione Terragni, Villa Comunale Erba Como


MOSTRE COLLETTIVE:

2019

- WopArt Lugano, per Fondazione Kodra Swiss
- Windows Project, Spazio22 Milano / FL Gallery

2017

- Monumenti, Tenuta de L’ Annunziata, Uggiate Trevano, Como
- 30x30, Artcompany, Como

2015

- L'Uomo nel Paesaggio, S.Pietro in Atrio Comos

2014

- Patchwork, Must Gallery, Lugano
- AquaeMundi, Fusion Art Gallery, Torino, a cura di Roberto Mastroianni e Walter Vallini

2013

- Agorà, Miniartextil, Montruge, Parigi

2012

- Agorà, Miniartextil 2012, Villa Olmo Como a cura di Luciano Caramel

2011

- Mantero, Cento Anni di Architettura, Spazio Culturale A.Ratti (Ex.Chiesa S.Francesco) Como

2010

- Archiviarti, fabbrica Borroni, MI
- Tremuit Terra, Spazio Taccori, MI
- Tie Art, Designdiffusion Edizioni/Fitzcarraldo, MI
- Tie Art, esposizione On Air, CO

2009

- Una mano per AIL, Palazzo Clerici Christie's, MI
- ComoContemporaryContest, Pinacoteca, CO
- 1000 artisti a Palazzo, Palazzo Arese, Cesano Maderno, MI

2008

- ComOn ArtProject, Villa del Grumello, CO
- 80 Artisti a Palazzo, Palazzo Giovannelli, Canal Grande VE
- ExpoLissone08, in collaboraz. Museo Arte Contemporanea Lissone e FIAF
- Hanging Around, Progetto Europeo, Centro Arte e Cultura, MO
- Cavalli in Piazza, Laboratorio delle Arti, PC

2007

- Black and White, galleria Milly Pozzi Arte Contemporanea, CO
- Linee di Fuga, Galleria Milly Pozzi Arte Contemporanea, CO

2005

- Crazy London, LeccoImmagiFestival, LC
- Riparte05 Roma, TriangoloArte, BG
- Premio Arte Giovane Mantero, La Tessitura Gallery, CO
- Nuove Proposte, Centro Italiano della Fotografia d' Autore, bibbiena AR

2003

- ScomposizioneRiflessioneTempo, ToscanaFotoFestival, Massa M. GR

 

 

 

LA CITTA’ SOSPESA di Roberto Mutti

Quando, molti anni fa, Christo venne a Milano e impacchettò la statua di Leonardo posta di fronte al Teatro alla Scala molte furono le proteste (l’arte contemporanea ha fra le sue caratteristiche la capacità di far venire allo scoperto gli stupidi) anche da parte di chi non ricordava bene di chi fosse quel monumento. Perché spesso tutti noi guardiamo ma non osserviamo, recepiamo ma non razionalizziamo e se qualcosa ci viene nascosto ci sentiamo sì deprivati, ma non sappiamo ricordare di che cosa e, detto per inciso, questo voleva sottolineare Christo con la sua provocazione. Eppure nulla è cambiato e ancor oggi le nostre città ci sembrano da sempre uguali a se stesse ed è solo quando un negozio dopo tanti anni cambia improvvisamente gestione o un palazzo si rinnova che ci accorgiamo che, al contrario, una città è un luogo dal continuo pulsare dove i cambiamenti sono non un’eccezione ma la regola. I fotografi sono invece attenti ad ogni aspetto della realtà ed è grazie a loro che possiamo osservare in modo più attento il mondo che ci circonda e, in questo specifico caso, l’articolazione dei luoghi in cui viviamo. Francesco Corbetta questa operazione la compie con incisività e forza espressiva lavorando contemporaneamente su un piano classico – quello dell’uso della fotografia analogica e della ripresa accurata – e su un’estetica fortemente contemporanea. Per raggiungere questo scopo compie un’operazione tecnicamente semplice consistente nello stampare non il positivo ma il negativo ma concettualmente audace perché il risultato appare rigoroso nella sua asciuttezza leggera. Ad emergere sono le linee, le strutture, i geometrismi dei quali le esposizioni multiple esaltano il dinamismo: è un’operazione “a togliere” che si accentua nella freddezza dei cromatismi, in un gioco di rimandi fra colori primari che spiazzano l’osservatore calandolo in una piacevole atmosfera lontana dal caotico inseguirsi per le vie della città e vicina, invece, a una dimensione sospesa dove perfino il rumore appare attenuato. Francesco Corbetta ci accompagna con garbo in questo suo viaggio all’interno di una realtà urbana che sembra costruita in cristallo, attraversata dalla luce, sospesa in una leggerezza insospettabile.

UNO  SPAESAMENTO FELICE di Roberto Borghi

Quando osservo una fotografia di Francesco Corbetta non riesco a non domandarmi: in quale città ci troviamo? A che contesto urbano fa riferimento questa immagine? Mi sembra di distinguerlo, ma ... Un attimo dopo essermeli posti, questi interrogativi mi sembrano di solito un po’ inutili, o forse utili per il solo fatto di essere sorti e di segnalare in tal modo una sensazione di fondo. Per approcciare le foto insomma è importante riconoscere, più che la città o il quartiere di riferimento, il senso di spaesamento che le caratterizza. So che questo termine viene generalmente inteso in un’accezione negativa, cioè come sinonimo di estraneità e confusione. Nell’adoperarlo invece io mi ricollego al suo etimo, a quella parola latina pagus che significa villaggio in un senso rafforzativo, cioè come luogo di profondo radicamento, e che rappresenta l’opposto speculare di urbs, vale a dire città. Lo spaesamento – etimologicamente sine pagus, cioè senza paese – era la condizione nella quale si trovava chi, verso la fine dell’800, si recava a Parigi dai villaggi rurali circostanti e, nel clima caleidoscopico della metropoli, smarriva l’immagine e finanche la memoria del suo pagus, del suo paese di provenienza. Una sensazione strana, accattivante e conturbante allo stesso tempo, a metà tra il frastornamento e un’appagante concitazione. Certo, l’800 per fortuna è lontano, e con le metropoli abbiamo imparato a conviverci più o meno soavemente. Ma ci sono ancora luoghi e soprattutto momenti della condizione urbana in cui le coordinate spaziotemporali sembrano collidere generando un senso di stupore e sospensione. Per chiarirci, non sto affatto parlando dei cosiddetti non-luoghi, di quelle zone di passaggio, anonime e neutre, così indagate e in fondo celebrate dall’arte degli anni novanta. Le immagini di Francesco Corbetta sono semmai iper-luoghi, ambiti saturi di identità e percezioni che si mescolano, si stratificano, senza però compattarsi: si svuotano, si alleggeriscono paradossalmente quanto più si accumulano. Luoghi colorati, briosi e spesso brulicanti, che talvolta sono appena sfiorati da un’elegante malinconia, ma che emanano pur sempre un senso di riservatezza e persino di felicità. Già, esiste anche uno spaesamento felice, come queste foto testimoniano: non è che l’altra faccia dello spaesamento, il suo possibile rovescio. Non a caso le immagini scaturiscono dall’inversione cromatica degli scatti effettuata in post produzione: un’operazione emblematica della ricerca dell’altro versante della realtà, del suo lato più intenso e più intimo, che caratterizza il lavoro di questo artista. 

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